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Lo scacciapensieri

tag  News 

28/12/2014

Di Federica Scorpo

Era un giorno di sole quando Annie entrò per la prima volta Villa Saint Clair. Uno di quei giorni che gli piacevano tanto, quando il vento soffiava leggero e il sole accarezzava la pelle. Il giudice aveva deciso per lei sei mesi di comunità a causa della cattiva condotta al college. Era un ragazza un pò strana, solitaria e tutti la prendevano in giro ma allo stesso tempo casinista e dopo l’ultima rissa tra donne, una delle tante, il direttore del college decise d’intervenire. E così’ si ritrovò in una comunità psichiatrica. Entrò insieme ai suoi genitori che ormai erano stanchi di starle dietro e speravano che questa esperienza della comunità la potesse aiutare. Annie notò che rispetto all’esterno l’interno era più colorato con cartoncini appesi, manifesti, foto. Non sembrava un manicomio come lei lo chiamava. Fece un breve giro della struttura insieme a Miss Tayler, la direttrice del centro. Una donna piccolina, con i capelli bianchi raccolti in uno chignon che la rassicurò: “Qui ti troverai bene e uscirai come nuova. Questa è la nostra promessa”. Annie la guardò perplessa ma fece spallucce e continuò a seguire la donna che la portò nella sua stanza. “Annie questa è la tua stanza, lei è Sophie e quella signorina che si culla nel letto come una bambina è Katy. Vi lascio così potete conoscervi meglio”. Annie salutò i suoi genitori e cominciò a svuotare la valigia. “Ciao io sono Sophie posso aiutarti?” “No grazie faccio da me”. Annie ripose i suoi vestiti nell’armadio e poi guardò dalla finestra che dava sul cortile per poi sdraiarsi nel letto e notare che la sua vicina di letto Katy era una zingara. La osservò meglio e la riconobbe dai vestiti un pò trasandati e fuori moda e perché aveva un brillantino in fronte. Quando di scatto aprì gli occhi, Annie sobalzò. Katy la fulminò con lo sguardo. Sophie che vide la scena intervenne. “Non ci fare caso sta passando un brutto periodo e non è molto socievole. Lasciala perdere”. Poi uscì dalla stanza e andò un pò in giro per la struttura e si ritrovò nella sala attività dove alcuni operatori e alcuni pazienti stavano lavorando a qualcosa. Vide che alcuni dipingevano di bianco delle chiavi e altri erano intenti a legare dei fili di paglia su dei rametti. “Ciao” disse un’operatrice vestita di blu. “Ciao” rispose Annie “ cosa state facendo?”. “Uno scacciapensieri da mettere nel cortile. Ti va di aiutarci?”. “Perché no”. e si mise a dipingere le chiavi. Ma mentre tutti erano intenti a lavorare, Annie cominciò a sentire delle strane voci, anzi era una cantilena in una lingua sconosciuta a Annie. Fece finta di niente e continuò nel suo lavoro. In poco tempo lo scaccia pensieri era pronto, anche perché era giorni che ci lavoravano. Ora si doveva solo appendere per vedere l’effetto finale. Andarono tutti in cortile, Annie, compresa presero scala e filo e legarono a una trave l’operato rudimentale. Le chiavi cominciarono a sbattere tra loro, scintillando. Ci fu un applauso e poi tutti si dileguarono ognuno nella sua stanza o postazione di lavoro. Annie restò a guardare lo scaccia pensieri pensando: “mette i brividi questo affare, altro che scacciapensieri!” e si ritirò nella sua stanza dove c’era Sophie che l’aspettava per chiacchierare. Katy non c’era. Mentre le due chiacchieravano del più e del meno, Annie si affacciò dalla finestra che dava sul cortile e poteva ammirare lo scacciapensieri se non fosse che vide Katy nelle sue vicinanze che parlava da sola. Sembrava più che altro che stesse facendo qualche maledizione. Annie aprì la finestra e gridò: “Che stai facendo” e Katy scappò. Era notte quando si sentì un urlo. Annie era sveglia perché non riusciva a dormire in un letto che non era il suo e scattò in piedi, uscendo dalla stanza dove incontrò infermieri e pazienti che si erano svegliati. Le urla venivano dalla stanza n°6. Quando Annie riuscì ad avvicinarsi alla stanza vide il corpo di un ragazzo appeso al soffitto. Sicuramente si trattava di un suicidio. Annie restò molto scossa, come primo giorno non era male. Poi incrociò lo sguardo di Katy e le disse: “ sei stata tu vero?” Katy le sorrise. Tanto come l’avrebbe dimostrato. L’indomani venne la polizia a interrogare i pazienti ma chiusero subito il caso: suicidio. Annie non si dava pace sapendo che c’era lo zampino di Katy, la zingara. Passò un mese ed Annie cominciò ad adattarsi alla vita comunitaria nel frattempo ci furono altri due suicidi. Annie cominciò ad indagare su Katy. Chiese a Sophie. “Sophie mi parli un po’ di Katy, tu non ci crederai ma secondo me c’è un legame tra i suicidi, lo scacciapensieri e Katy ma devo sapere di più su di lei”. “Ti potrebbe dire meglio la ragazza che c’era prima di te, a lei gli ha ucciso il fidanzato. Si dice che fosse posseduta da un demone e non si è più ripresa da allora. E’ pericolosa. Stagli alla larga”. “Non posso potrebbero morire altre persone”. E su quelle parole nel silenzio si sentiva solo lo scacciapensieri, il rumore delle chiavi che sbattevano tra loro creando un’atmosfera ancora più tetra. “Sophie tutto è cominciato quando abbiamo appeso lo scacciapensieri e sono sicura che Katy ha fatto qualche maledizione. Come si chiama la ragazza che c’era prima di me?” “Helen Hant e ne ha passate tante penso che lei ti possa aiutare nelle tue ricerche. Ho il numero di telefono puoi chiamarla ma non ti assicuro che voglia essere coinvolta”. “Va bene ci provo”. Annie prese il cellulare e si fece dettare il numero da Sophie. “Pronto” rispose Helen. “Pronto sono Annie Mcfly ti chiamo da villa Saint Clair, sono una paziente…”. Helen la interruppe “Cosa sta succedendo?”. “ Suicidi, Helen. Ho bisogno del tuo aiuto, c’è qualcosa di strano”. “Ok, vengo domani con la scusa di fare una visita”. “Ok ci vediamo domani”. Annie si sentì sollevata e andò a letto. Di notte si svegliò per andare in bagno guardo l’ora, erano le quattro del mattino e notò che il letto di Katy era vuoto e pure quello di Sophie. Annie cominciò a preoccuparsi, si avvicinò lentamente alla porta del bagno, accese la luce e trovo Sophie dentro la vasca in un lago di sangue, iniziò a piangere e vide dalla finestra katy che tirava giù lo scacciapensieri strappando le corde e le chiavi, poi corse in cerca d’aiuto. In poco tempo ambulanza e polizia si presentarono puntuali. C’era una gran confusione ma tra forze dell’ordine e giornalisti, Annie riconobbe Helen e le si avvicinò. “Helen, vero?”. “Si, tu sei Annie” “Si sono io”. “Non siamo arrivate in tempo a salvarla” disse Helen con le lacrime agli occhi. “No, purtroppo no. Ma sai credo che Katy non centri nulla. Questi suicidi sono avvenuti da quando hanno messo in cortile uno scacciapensieri stile africano, sarà una coincidenza ma io alle coincidenze non ci credo molto”. “Me lo fai vedere”. Si seguimi”. E andarono in cortile. “Guarda è questo o almeno quello che è rimasto perché ho visto Katy che lo distruggeva”. “Cavolo, mette i brividi non sarà mica maledetto?”. “Secondo me si” disse convinta Annie e proseguì “ io pensavo che era opera di Katy ma stasera l’ho vista molto provata dalla morte di Sophie”. “Se è maledetto l’unica cosa da fare è bruciarlo. Tu cerca una scala io raccolgo i pezzi per terra e le chiavi non deve rimanere nessuna traccia”. Annie spuntò con una scala, Helen la piazzò sotto lo scaccia pensieri e lo staccò dalla trave. “Andiamo li in fondo e bruciamo tutto, quello che non si brucia lo porterò con me e lo getterò nel fiume. Helen posò tutto per terra e con un accendino bruciò la paglia e il gruzzoletto che aveva fatto comprese le chiavi. “Ecco così tutto tornerà alla normalità”. Le due ragazze osservavano attentamente il fuoco che bruciava lo scacciapensieri in ogni sua parte. Annie scoppiò a piangere e Helen la prese tra le sue braccia dicendole: “Tranquilla è tutto finito”. Helen prima di tornare a casa si fermò con la macchina accanto al fiume e getto i resti dello scacciapensieri in acqua. “Così non farai più del male a nessuno”. E tornò a casa sollevata e allo stesso tempo preoccupata. Prese le chiavi per aprire la porta. “E questa cos’è? Una chiave bianca. O mio Dio, lo sapevo è tornato, il demone è tornato. E me Di Federica Scorpo Era un giorno di sole quando Annie entrò per la prima volta Villa Saint Clair. Uno di quei giorni che gli piacevano tanto, quando il vento soffiava leggero e il sole accarezzava la pelle. Il giudice aveva deciso per lei sei mesi di comunità a causa della cattiva condotta al college. Era un ragazza un pò strana, solitaria e tutti la prendevano in giro ma allo stesso tempo casinista e dopo l’ultima rissa tra donne, una delle tante, il direttore del college decise d’intervenire. E così’ si ritrovò in una comunità psichiatrica. Entrò insieme ai suoi genitori che ormai erano stanchi di starle dietro e speravano che questa esperienza della comunità la potesse aiutare. Annie notò che rispetto all’esterno l’interno era più colorato con cartoncini appesi, manifesti, foto. Non sembrava un manicomio come lei lo chiamava. Fece un breve giro della struttura insieme a Miss Tayler, la direttrice del centro. Una donna piccolina, con i capelli bianchi raccolti in uno chignon che la rassicurò: “Qui ti troverai bene e uscirai come nuova. Questa è la nostra promessa”. Annie la guardò perplessa ma fece spallucce e continuò a seguire la donna che la portò nella sua stanza. “Annie questa è la tua stanza, lei è Sophie e quella signorina che si culla nel letto come una bambina è Katy. Vi lascio così potete conoscervi meglio”. Annie salutò i suoi genitori e cominciò a svuotare la valigia. “Ciao io sono Sophie posso aiutarti?” “No grazie faccio da me”. Annie ripose i suoi vestiti nell’armadio e poi guardò dalla finestra che dava sul cortile per poi sdraiarsi nel letto e notare che la sua vicina di letto Katy era una zingara. La osservò meglio e la riconobbe dai vestiti un pò trasandati e fuori moda e perché aveva un brillantino in fronte. Quando di scatto aprì gli occhi, Annie sobalzò. Katy la fulminò con lo sguardo. Sophie che vide la scena intervenne. “Non ci fare caso sta passando un brutto periodo e non è molto socievole. Lasciala perdere”. Poi uscì dalla stanza e andò un pò in giro per la struttura e si ritrovò nella sala attività dove alcuni operatori e alcuni pazienti stavano lavorando a qualcosa. Vide che alcuni dipingevano di bianco delle chiavi e altri erano intenti a legare dei fili di paglia su dei rametti. “Ciao” disse un’operatrice vestita di blu. “Ciao” rispose Annie “ cosa state facendo?”. “Uno scacciapensieri da mettere nel cortile. Ti va di aiutarci?”. “Perché no”. e si mise a dipingere le chiavi. Ma mentre tutti erano intenti a lavorare, Annie cominciò a sentire delle strane voci, anzi era una cantilena in una lingua sconosciuta a Annie. Fece finta di niente e continuò nel suo lavoro. In poco tempo lo scaccia pensieri era pronto, anche perché era giorni che ci lavoravano. Ora si doveva solo appendere per vedere l’effetto finale. Andarono tutti in cortile, Annie, compresa presero scala e filo e legarono a una trave l’operato rudimentale. Le chiavi cominciarono a sbattere tra loro, scintillando. Ci fu un applauso e poi tutti si dileguarono ognuno nella sua stanza o postazione di lavoro. Annie restò a guardare lo scaccia pensieri pensando: “mette i brividi questo affare, altro che scacciapensieri!” e si ritirò nella sua stanza dove c’era Sophie che l’aspettava per chiacchierare. Katy non c’era. Mentre le due chiacchieravano del più e del meno, Annie si affacciò dalla finestra che dava sul cortile e poteva ammirare lo scacciapensieri se non fosse che vide Katy nelle sue vicinanze che parlava da sola. Sembrava più che altro che stesse facendo qualche maledizione. Annie aprì la finestra e gridò: “Che stai facendo” e Katy scappò. Era notte quando si sentì un urlo. Annie era sveglia perché non riusciva a dormire in un letto che non era il suo e scattò in piedi, uscendo dalla stanza dove incontrò infermieri e pazienti che si erano svegliati. Le urla venivano dalla stanza n°6. Quando Annie riuscì ad avvicinarsi alla stanza vide il corpo di un ragazzo appeso al soffitto. Sicuramente si trattava di un suicidio. Annie restò molto scossa, come primo giorno non era male. Poi incrociò lo sguardo di Katy e le disse: “ sei stata tu vero?” Katy le sorrise. Tanto come l’avrebbe dimostrato. L’indomani venne la polizia a interrogare i pazienti ma chiusero subito il caso: suicidio. Annie non si dava pace sapendo che c’era lo zampino di Katy, la zingara. Passò un mese ed Annie cominciò ad adattarsi alla vita comunitaria nel frattempo ci furono altri due suicidi. Annie cominciò ad indagare su Katy. Chiese a Sophie. “Sophie mi parli un po’ di Katy, tu non ci crederai ma secondo me c’è un legame tra i suicidi, lo scacciapensieri e Katy ma devo sapere di più su di lei”. “Ti potrebbe dire meglio la ragazza che c’era prima di te, a lei gli ha ucciso il fidanzato. Si dice che fosse posseduta da un demone e non si è più ripresa da allora. E’ pericolosa. Stagli alla larga”. “Non posso potrebbero morire altre persone”. E su quelle parole nel silenzio si sentiva solo lo scacciapensieri, il rumore delle chiavi che sbattevano tra loro creando un’atmosfera ancora più tetra. “Sophie tutto è cominciato quando abbiamo appeso lo scacciapensieri e sono sicura che Katy ha fatto qualche maledizione. Come si chiama la ragazza che c’era prima di me?” “Helen Hant e ne ha passate tante penso che lei ti possa aiutare nelle tue ricerche. Ho il numero di telefono puoi chiamarla ma non ti assicuro che voglia essere coinvolta”. “Va bene ci provo”. Annie prese il cellulare e si fece dettare il numero da Sophie. “Pronto” rispose Helen. “Pronto sono Annie Mcfly ti chiamo da villa Saint Clair, sono una paziente…”. Helen la interruppe “Cosa sta succedendo?”. “ Suicidi, Helen. Ho bisogno del tuo aiuto, c’è qualcosa di strano”. “Ok, vengo domani con la scusa di fare una visita”. “Ok ci vediamo domani”. Annie si sentì sollevata e andò a letto. Di notte si svegliò per andare in bagno guardo l’ora, erano le quattro del mattino e notò che il letto di Katy era vuoto e pure quello di Sophie. Annie cominciò a preoccuparsi, si avvicinò lentamente alla porta del bagno, accese la luce e trovo Sophie dentro la vasca in un lago di sangue, iniziò a piangere e vide dalla finestra katy che tirava giù lo scacciapensieri strappando le corde e le chiavi, poi corse in cerca d’aiuto. In poco tempo ambulanza e polizia si presentarono puntuali. C’era una gran confusione ma tra forze dell’ordine e giornalisti, Annie riconobbe Helen e le si avvicinò. “Helen, vero?”. “Si, tu sei Annie” “Si sono io”. “Non siamo arrivate in tempo a salvarla” disse Helen con le lacrime agli occhi. “No, purtroppo no. Ma sai credo che Katy non centri nulla. Questi suicidi sono avvenuti da quando hanno messo in cortile uno scacciapensieri stile africano, sarà una coincidenza ma io alle coincidenze non ci credo molto”. “Me lo fai vedere”. Si seguimi”. E andarono in cortile. “Guarda è questo o almeno quello che è rimasto perché ho visto Katy che lo distruggeva”. “Cavolo, mette i brividi non sarà mica maledetto?”. “Secondo me si” disse convinta Annie e proseguì “ io pensavo che era opera di Katy ma stasera l’ho vista molto provata dalla morte di Sophie”. “Se è maledetto l’unica cosa da fare è bruciarlo. Tu cerca una scala io raccolgo i pezzi per terra e le chiavi non deve rimanere nessuna traccia”. Annie spuntò con una scala, Helen la piazzò sotto lo scaccia pensieri e lo staccò dalla trave. “Andiamo li in fondo e bruciamo tutto, quello che non si brucia lo porterò con me e lo getterò nel fiume. Helen posò tutto per terra e con un accendino bruciò la paglia e il gruzzoletto che aveva fatto comprese le chiavi. “Ecco così tutto tornerà alla normalità”. Le due ragazze osservavano attentamente il fuoco che bruciava lo scacciapensieri in ogni sua parte. Annie scoppiò a piangere e Helen la prese tra le sue braccia dicendole: “Tranquilla è tutto finito”. Helen prima di tornare a casa si fermò con la macchina accanto al fiume e getto i resti dello scacciapensieri in acqua. “Così non farai più del male a nessuno”. E tornò a casa sollevata e allo stesso tempo preoccupata. Prese le chiavi per aprire la porta. “E questa cos’è? Una chiave bianca. O mio Dio, lo sapevo è tornato, il demone è tornato. E me che voleva".