16/01/2014
“Quando hai iniziato con la musica?”
Paolo: “A 18 anni, ma cantare mi è piaciuto sin da bambino.
Da adolescente mi sono appassionato al rock e da lì è nato il desiderio di formare un gruppo.
Ho fatto il cantante rock in vari gruppi fino al '98, poi ho cominciato a lavorare e ho smesso, ma dopo qualche anno la passione è ritornata in maniera prepotente. Ho deciso di riprendere a cantare nel 2006 e nel 2010 ho lasciato il lavoro per mettere in piedi il mio progetto di cantautore.”
“Che lavoro facevi?”
Paolo:”Ero un chimico, lavoravo in un'industria.
Poi la routine ha preso il sopravvento. Avevo perso gli stimoli e avevo solo 40 anni. E non sopportavo più i meccanismi delle multinazionali che appiattiscono l'essere umano.”
“Com'era la Catania del ‘90 rispetto a quella di adesso?”
Paolo:”C'era molto più entusiasmo.
La movida era una cosa nuova, l'aveva creata la nostra generazione con l'intenzione di fare cultura, mettere in moto la creatività, incentivare la socializzazione… Oggi invece agli aperitivi si pensa solo a mangiare e ad apparire.”
“Giovani che non credono più? Li trovi spenti?”
Paolo:” Non si pongono il problema , penso.
Quando abbiamo cominciato noi era la fine degli anni ’80,
non c'era davvero niente… ma la nostra generazione ha preso l'iniziativa.
È vero che magari il lavoro non era un problema, ma non era quello il punto… il punto è che mancano le idee oggi. Le idee creano anche lavoro.”
“Creatività...”
Paolo:” Esatto. I giovani non sono più creativi, sono stati educati a non esserlo. Oggi si danno molte cose per scontate, tutto è ridotto ad apparenza e presenzialismo.”
“Lasciasti il lavoro per fare il cantautore. Quali furono poi le difficoltà principali?”
Paolo: “Soprattutto quella di crearsi una credibilità senza referenze.
In Italia funziona così, torniamo sempre al discorso delle apparenze.
Non ho casa discografica, faccio tutto da solo, e questo crea diffidenza inizialmente… anche perché c'è un'inflazione di prodotti scadenti in giro.
Con la Spagna è stato diverso… gli spagnoli non si sono posti il problema.
Se gli piaci ti danno spazio. Si fidano delle proprie sensazioni. “
“Attualmente di cosa ti stai occupando?”
Paolo:”Sto lavorando allo showcase di presentazione del mio disco, per il 22 gennaio al Centro di Culture Contemporanee Zo di Catania, che sarà anche l'inizio della mia attività live.”
“Parlaci del tuo tipo di musica, dello stile… Che influenze hai avuto?”
Paolo:” Onestamente mi viene un po' complicato, è uno stile pieno di sfaccettature, il termine che mi risulta più azzeccato potrebbe essere "Sunshine pop". Dentro c'è un po' di tutto: folk rock, swing, beat, rhythm 'n' blues, reggae ed altre musiche caraibiche, latine e mediterranee.
Ma il filo conduttore è la gioia.
In questo album tutte le canzoni sono gioiose e in un certo senso candide.”
“Splendido. Il titolo del tuo nuovo album?”
Paolo:”Kokorozashi. Una parola giapponese che significa direzione del cuore. L'ho scelta perché mi è sembrata molto evocativa, sia nel suono che nel significato.”
“Molto bella, infatti. John Donne scriveva: Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Che ne pensi?”
Paolo:”Che è vero. Ognuno di noi è perfettamente dotato così com'è, e in questo senso è completo, ma non può essere definito in assenza di relazione con gli altri o l'ambiente. Appena nasciamo siamo figli e cittadini, inevitabilmente. E col tempo tanto altro ancora.”
“Hai in mente delle collaborazioni per i tuoi prossimi lavori?”
Paolo: “Sicuramente sì. Già in questo album c'è la partecipazione di amici e colleghi che impreziosiscono tutto… I Solis String Quartet sono i più prestigiosi e questa cosa mi onora molto, senza nulla togliere agli altri.
Sono felice anche di aver cantato un brano del mio amico Turi Collura, l'unica cover del disco, di aver ospitato gli Acappella Swingers, di aver scritto brani a quattro mani con Alfredo Longo e Paolo Antonio.
È bella questa contaminazione reciproca, se ne esce arricchiti, artisticamente e umanamente.”
“Dicevamo che il titolo del tuo nuovo album, la cui produzione artistica è stata affidata a Riccardo Samperi, è Kokorozashi, cioè direzione del cuore. Verso cosa è diretto principalmente il tuo cuore per il nuovo anno?”
Paolo:” Professionalmente, verso il consolidamento di tutti gli sforzi che ho sostenuto finora…
Ci sono già molti progetti che mi aspettano, fra cui la realizzazione della versione spagnola dell'album.
Umanamente, alla condivisione della gioia di vivere con quante più persone possibili.”
Elena Condemi
Gennaio 2014