17/10/2013
Ecco cosa succede a chi denuncia una violenza sessuale ai danni del proprio padre: viene uccisa dal proprio carnefice. E’ quello che è successo a Piscina, all’Aquila, dove sono state uccise moglie e figlia a colpi di pistola. L’omicida era il marito e padre, separato, dalla moglie e accusato di violenza nei confronti della figlia ventenne. Forte del rancore, tornato dalla Germania dove aveva trovato lavoro, ha ucciso le due donne, per poi confessare.
Ancora una volta donne lasciate sole. Ancora una volta si consuma un omicidio dietro le mura domestiche. Ancora una volta neanche le istituzioni riescono a salvare vite. Che ci faceva quest’uomo nei dintorni delle due donne? Non doveva essere allontanato? Eppure era li, libero di uccidere, di decidere della vita di due donne. Come sempre accade per le donne, dove c’è qualcuno, un uomo, che decide per loro se devono vivere o morire.
Donne che trovano il coraggio di denunciare ma rimangono in balia di loro stesse, senza difese, con il “mostro” pronto ad agire in qualsiasi momento. Donne vulnerabili, senza scudi. Ecco perché molte donne non denunciano, hanno paura. Chi le aiuterà? Dove andranno finchè il loro aguzzino sarà a piede libero, pronto a qualsiasi cosa? Ecco perché sono importatnti i centri antiviolenza, ecco perché le istituzioni dovrebbero indicare alle vittime i centri per rifugiarle almeno finchè il pericolo non è scampato. Perché il pericolo è sempre in agguato e non bisogna mai abbassare la guardia. Perché molte sono tragedie annunciate.