14/10/2013
Quando pensiamo alla felicità la colleghiamo ad un evento passato che ci ha reso felici o a qualcosa che ancora deve venire nel tempo. Troppo spesso mettiamo in relazione la felicità al passato, che ormai non c’è più, o a un futuro che ancora deve venire. Nel Buddismo di Nichiren Daishonin di parla di felicità relativa e felicità assoluta. La felicità relativa è sempre collegata ad un evento esterno e condiziona il nostro umore e la nostra vita perché oggi c’è e tra un attimo le condizioni possono cambiare. La felicità assoluta, invece, è una condizione di felicità interiore che non è condizionata da nulla, sgorga da dentro e non è legata a nessun evento. Tutti tendiamo a cercare la felicità relativa perché siamo abituati così ed è anche più facile. Non pensiamo che dentro di noi ci possa essere una sorgente di gioia infinita incondizionata. Il Buddismo parla, infatti, di dieci stati vitali, o possiamo chiamarli dieci stati d’animo che condizionano la nostra vita: Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Estasi, Apprendimento, Illuminazione Parziale, Buddità. Gli stati vitali più bassi da inferno a Estasi sono quelli condizionati dall’ambiente. E sono quelli più facili da sperimentare e anche da capire: inferno significa disperazione, Avidità non volerne mai abbastanza, Animalità essere istintivi, Collera essere arroganti e in cerca di conflitti, Umanità essere passivi, Estasi essere felici per un abiettivo raggiunto per poi volerne un altro. Apprendimento è il mondo dello studio e Illuminazione parziale è il mondo delle intuizioni, e sono stati più indipendenti. Poi c’è la Buddità, lo stato vitale a cui il Buddismo aspira e che è il più difficile da vivere proprio perché è il più difficile da credere che esista. Esso è uno stato di gioia infinita per il solo fatto di essere vivi, qui i problemi non sono più problemi ma occasioni, i conflitti non sono più conflitti ma occasioni di crescita. Come fare a raggiungere questo stato? Nichiren Daishonin ha stabilito una pratica semplicissima: quella di recitare il mantra Nam Myoho Renge Kyo davanti all’oggetto di culto il Gohonzon, una pergamena. La recitazione di questa frase ti mette a ritmo con l’universo interno ed esterno e ti aiuta a tirare fuori questo stato vitale che normalmente non emerge perchè non crediamo che esista. Infatti, sicuramente leggendo gli altri stati vitali chiunque si rispecchia in uno di questi, mentre credere che ci sia uno stato così perfetto di gioia pura sembra impossibile. Eppure esiste. E Nichiren Daishonin ci ha creduto così tanto che ha stabilito una pratica semplicissima per renderlo accessibile a tutti. Provare per credere.